Informazioni sulla circolazione stradale in Italia

I mezzi circolanti
 
 
  
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IL  BINOMIO  UOMINI  E  MEZZI

 

              Visto il peso che "il fattore umano" assume nel manifestarsi degli incidenti, è utile osservare le procedure che vengono seguite per prepararlo all’uso di auto e motoveicoli, preparazione che si conclude con il conseguimento di una patente. I dati relativi all’acquisizione delle patenti ci dicono che nel 1997, in Italia, ne sono state rilasciate circa 1.000.000, la maggior parte delle quali a dei soggetti aventi un’età inferiore ai 30 anni.

Il conseguimento di tale permesso ha richiesto il superamento di esami teorici e pratici caratterizzati da differenti gradi di difficoltà ed a conferma di ciò notiamo che : nell’esame teorico il 32% dei candidati è stato respinto mentre solo il 13% non ha superato la prova pratica. Tale scarto ci permette di ipotizzare che il sostenimento degli esami non sempre è preceduto da un’adeguata preparazione; per esempio difficilmente vengono svolte prove pratiche di guida in autostrada o durante le ore notturne, per cui i neo patentati in genere, non sono messi nelle condizioni di conoscere realmente le problematiche ad esse connesse. Quindi anche sugli esami ci sarebbe qualcosa da dire.

D’altra parte oltre a fornire una preparazione pratica che educhi gli aspiranti alla patente al rispetto del codice della strada, utilizzando i mezzi in maniera appropriata, è necessario anche e soprattutto insegnare loro ad assumere, stando alla guida, comportamenti responsabili e civili evitando con ciò di fare più affidamento ai mezzi meccanici che alle proprie capacità .

Il rapporto uomo - mezzo, per quanto ci riguarda, evidenzia aspetti contraddittori visto che se da un lato si hanno a disposizione veicoli più sicuri ed affidabili ,di qualche tempo fa, non si può ritenere che la sicurezza sia in assoluto un obiettivo ricercato da automobilisti e case produttrici. Tuttavia,da una indagine ACI-CENSIS 1999,riguardante il mondo dell’auto , si evidenzia una tendenza crescente circa le richieste di accessori di sicurezza; nello specifico abs ed airbag sono indicati da più del 70% degli intervistati come indispensabili, seguono retrovisori esterni, cinture autobloccanti, servosterzo... L'industria automobilistica , nel corso degli ultimi anni, ha migliorato la qualità dei suoi prodotti curando,accanto alle prestazioni tecniche ed al confort ,aspetti relativi alla sicurezza, su questo fronte è intervenuta significativamente sulle auto di grossa cilindrata, mentre ben poco ha fatto per le utilitarie che presentano, in genere, un livello di protezione non adeguato per guidatori e passeggeri. Così come gli automobilisti si muovono utilizzando mezzi poco sicuri, il parco auto italiano ( ne conta più di 30 mln. ) ha una vita media superiore ai dieci anni, ben poco viene fatto per la promozione di tecnologie di sicurezza. Nel nostro Paese, sono ancora poco significativi gli interventi volti a promuovere e concedere sgravi fiscali, agevolazioni, riduzioni di tasse e tariffe assicurative per quanto concerne gli apparati di sicurezza.

Il problema sicurezza assume contorni ancor più preoccupanti passando sul fronte delle due ruote.In Italia, circolano circa 6.5 milioni di ciclomotori (fino a 50 cc) e 2.5 milioni di scooter e motocicli che rappresentano, grazie a tutta una serie di condizioni favorevoli, la soluzione migliore al traffico caotico e congestionato delle città. A questo gran numero di mezzi, più pratici ma meno sicuri delle quattro ruote, si accompagna una quantità consistente di incidenti, che negli ultimi anni sono stati sempre in crescita.

I mezzi a due ruote costituiscono più di 1/5 di tutti i mezzi circolanti, nel nostro Paese, ma determinano più di 1/4 dei morti e più di 1/3 dei feriti evidenziando con ciò la loro pericolosità.

Secondo gli studi condotti da agenzie come ASAPS e Sicurstrada, nel 1997, questi mezzi hanno prodotto 1.614 morti e 79.490 feriti, dei 1.614 morti 701 erano ciclomotoristi così come 52.187 feriti pari al 66% di quelli totali per i veicoli a due ruote. Nello stesso studio si fa notare che dei 701 morti, 83 erano "trasportati" (7.431 feriti) evidenziando con ciò la tendenza a non rispettare il divieto del trasporto del secondo passeggero sui ciclomotori. Un altro dato su cui prestare attenzione riguarda l’uso del casco, che solo parzialmente viene impiegato anche da coloro che ne sono obbligati. I risultati di questi comportamenti stanno tutti nelle cifre che illustrano gli esiti mortali per i conducenti senza casco, che sono il doppio rispetto a coloro che lo indossavano, specie in città. Così come si sottolinea che il numero di traumi cranici, dovuti ad un incidente su due ruote, può ridursi di un buon 50 %,  e ancor più elevato può risultare il tasso di incolumità dei conducenti coinvolti in incidenti (10.5 tra chi indossava il casco contro il 5.7 di quelli che non lo indossavano). E’ facile dire, quindi, che il casco può fare la differenza tra la vita e la morte .

 

 

Responsabile: Piero Cavaleri. Hanno collaborato: Laura Ballestra, Carlo Lucchesi.
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