Corso Information literacy e storia

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Nello stesso fascicolo si poteva leggere che in Italia, nel 1998, c'erano per 100 abitanti 18,3 pc, di cui il 10,2 % nel mondo del lavoro e l'8,1 % presso l'utenza domestica; mentre negli USA, scriveva sempre la Craver, c'era un pc nel 45% delle case, e a marzo 2006 il 42% degli statunitensi disponeva di un accesso a internet attraverso banda larga (fonte: "New York Times", cit. in "la Repubblica" del 30/10/06). Si tratta di cifre che da sole spiegano non tutto ma molto, e che d’altra parte sono in continua evoluzione, tanto che, ad esempio, a fine 2003 sono stati stimati in Italia circa 16,9 milioni di “navigatori”, anche se a novembre 2006 l'Italia appare indietro rispetto alla media europea quanto a quantità, qualità e operatività delle connessioni internet (fonte Ansa:  ora nei “Materiali”  ).        

Ma non è certo questa la sede per discutere e tanto meno indagare e pretendere di spiegare a loro volta le motivazioni di tutti questi dati.

Certo, la presenza massiccia o meno di pc nelle case non implica di per sè la capacità di usarli ad un determinato livello e soprattutto non significa affatto che essi vengano adoperati come strumento di ricerca, tanto meno di informazioni storiche; e la "dimestichezza" in generale degli stessi studenti americani con il pc e soprattutto la loro capacità di effettuare ricerche efficaci paiono non essere poi così alte, sempre secondo indagini statunitensi.

Ma è altrettanto rilevante che sempre nel 1999,nel saggiodi Guido Abbattista "Ricerca storica e telematica in Italia. Un bilancio provvisorio", oggi accessibile su http://www.cromohs.unifi.it/4_99/abba.html#42, si scriveva che "Meno giustificabile sembra essere l'atteggiamento di chi voglia ignorare l'esistenza di processi di cambiamento nel modo di produrre, conservare e comunicare l'informazione storica, la cui comprensione impone maggiore apertura e disponibilità. ...la diffusione di questo atteggiamento implica una serie di sfide, sia soggettive sia istituzionali, ...sul piano dell'alfabetizzazione informatica. Si tratta di un problema di rilievo centrale sia per gli studenti ... sia, soprattutto, tra i docenti-ricercatori, dei quali le indagini svolte finora mostrano una sorprendente sordità al richiamo dell'innovazione e un radicatissimo sospetto verso quanto...viene percepito come uno sconvolgimento di abitudini tradizionali, considerate acriticamente come l'ultimo e insostituibile approdo della metodologia".

Il che stava, e forse sta ancora a significare che anche nel mondo degli storici di professione la "resistenza" alle nuove tecnologie è tutt'altro che atteggiamento in via di totale estinzione. Le ricadute di tutto ciò sulla scuola secondaria superiore, e le reciproche interazioni, non possono che essere significative, nonostante alcuni dati sulla diffusione di internet nelle scuola ( v. ad es. http://www.csp.it/irisi/pdf/internet_scuola.pdf : oggi non più raggiungibile) possano apparire confortanti, specie se assunti acriticamente e solo appunto come "numeri" ( ciò che invece non faceva Antonino Criscione: http://www.novecento.org/ragnatele.htm ).

Per dati più recenti sul rapporto tra italiani, consumi e livelli culturali e nuove tecnologie (giugno 2007) v.l'indagine dell'Osservatorio permanente contenuti digitali: http://www.osservatoriocontenutidigitali.it/Portals/22/OCD_sintesiindagine.pdf ;

http://www.osservatoriocontenutidigitali.it/Portals/22/OCD_Slides.pps .

Dal momento che il sito dell'Osservatorio non risulta sempre raggiungibile, sintesi della suddetta indagine si può recuperare attraverso :

 

Autore: Andrea Marzulli
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