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Autore
Sacconi, Lorenzo

Titolo
Corporate social responsibility (CSR) as a model of "extended" corporate governance. an explanation based on the economic theories of social contract, reputation and reciprocal conformism
Periodico
Liuc papers
Anno: 2004 - Fascicolo: 141 - Pagina iniziale: 1 - Pagina finale: 49

Questo saggio propone una definizione di responsabilità sociale dell'impresa come modello di corporate governance "estesa" e chiarisce l'idea di approccio volontario alla CSR, inteso come osservanza volontaria di standard di gestione strategica volti alla CSR, sulla base di una teoria economica dell''autoregolazione incentrata sui concetti di contratto sociale, reputazione e conformismo reciproco. In primo luogo si argomenta che i doveri fiduciari verso gli stakeholder sono necessari proprio a causa dell'analisi neo-istituzionalista dell'impresa intesa come sistema di governo unificato delle transazioni basato sull'autorità e il diritto residuale di controllo. Il concetto chiave è qui quello di abuso di autorità nei confronti di stakeholder legati all'impresa da contatti incompleti . In secondo luogo i doveri fiduciari sono ricavati dal modello del contratto sociale dell'impresa tra i suoi stakeholder. Questo consente di dedurre un criterio di gestione strategica e governo non meno capace di fissare il termine di giudizio per la gestione dell'impresa di quanto lo sia la massimizzazione del profitto e al contempo in grado di rispondere alle legittime pretese dei diversi stakeholder dell'impresa. Ciò è permesso da un'applicazione della teoria dei giochi di contrattazione al contatto sciale dell'impresa, che permette di usare la soluzione di Nash-Harsanyi come criterio normativo per la gestione strategica e il governo dell'impresa e consente di rispondere con una soluzione calcolabile alla critica circa la mancanza di un criterio univoco, sollevata da Jensen (2001) contro l'idea di stakeholder value. Terzo, si distingue tra due modelli di autoregolazione (quello discrezionale e quello dell'adesione volontaria a norme esplicite) e si argomenta che mentre l'incompletezza contrattuale e la conoscenza imperfetta escludono il ricorso agli effetti di reputazione nel caso della autoregolazione discrezionale, al contrario uno standard esplicito di gestione strategica volta alla CSR, basato su principi generali espliciti di etica degli affari e su protocolli precauzionali e regole di condotta preventive -tutti pubblicamente condivisi tra stakeholder e impresa sulla base del dialogo sociale - consentono di riattivare il meccanismo reputazione inducendo incentivi endogeni alla loro osservanza. A questo punto si offre una spiegazione della logica che presiede a uno standard di CSR per la gestione strategica (basata sulle logiche fuzzy e dei default) grazie alla quale esso opera come un gap filling cognitivo rispetto agli impegni dell'impresa e alle aspettative degli stakeholder in presenza di informazione incompleta. Inoltre la recente teoria delle preferenze conformiste e non puramente autointeressate aggiunge ulteriore forza motivazionale al risultato base circa l'auto-imposizione di uno standard di CSR. A tale proposito la sezione 11 offre una dimostrazione formale della proposizione secondo cui le preferenze conformiste degli stakeholder sono in grado di eliminare dal gioco di reputazione tra imprese e stakeholder gli equilibri in strategie miste che permetterebbero all'impresa la minima osservanza possibile di un codice etico, che permetterebbe loro di estrarre una sostanziale rendita dalla fiducia degli stakeholder stessi. Il saggio si conclude con il progetto di un istituzione multi-stakeholder a prova di collusione , intesa come corpo intermedio della società, in grado di rispondere alla domanda di credibilità e di verifica esterna, da parte di soggetti indipendenti di terza parte, circa l'osservanza degli standard di CSR .



SICI: 1722-4667(2004)141<1:CSR(AA>2.0.ZU;2-Y
Testo completo: http://www.biblio.liuc.it/liucpap/pdf/142.pdf

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