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Autore
Ravà, Anna

Titolo
Corte costituzionale e religione di Stato.
Periodico
Diritto e società
Anno: 1998 - Fascicolo: 4 - Pagina iniziale: 559 - Pagina finale: 613

Lo scritto vuole essere un rilievo critico sull'attività giurisprudenziale della Corte costituzionale nel luogo e accidentato percorso da essa seguito per giungere ad eliminare dall'ordinamento la formula " religione dello Stato" e superare la discriminazione tra la religione cattolica e gli altri culti. F da filo conduttore l'interrogativo di quanto, del grave ritardo accumulato nel processo di attuazione della Costituzione per la parte relativa all'applicazione di principi fondamentali dell'ordinamento costituzionale , quali sono la libertà religiosa ,l'eguaglianza e la pari dignità sociale del cittadino , sia imputabile proprio alla Corte quale istituzione preposta a garanzia della Costituzione e della conformità della sua attuazione ai principi e ai valori in essa sanciti. L'esame del delicato rapporto tra garanzia dell'effettività dei diritti sanciti nella Carta, discrezionalità del legislatore nell'esercizio della sua funzione che la stessa Costituzione vuole vincolata costituzionalmente nel fine, e ruolo della Corte, porta a concludere che all'accondiscendenza, da parte della Corte, all'inerzia e alla pochezza del legislatore vi sia un limite che essa non può oltrepassare senza rendersi responsabile delle disfunzioni e delle degenerazioni che al sistema democratico possono derivare proprio dal Parlamento. La rilettura delle sentenze consente poi di mettere in evidenzia le lucie le ombre dell'attività quarantennale della Corte in materia. Tra le prime, il recupero della sovranità dello Stato con l'affossamento del dogma dell'intoccabilità del Concordato, la difesa dell'istituito del divorzio , gli interventi sulla normativa matrimoniale di derivazione concordata, la deconfessionalizazione delle norme sull'adulterio, l'uso dei mezzi contraccettivi ,l'aborto. Tra le seconde, la salvaguardia ad ogni cosa sul carattere confessionale dello Stato mediante un immobilismo supportato da motivazioni le più varie e assurde, un argomentare spesso confuso, sciatto e privo di rigore logico- giuridico , un continuo ripararsi dietro gli appigli più incredibile, fino alla pretesa ultima di voler recuperare il principio di laicità e il carattere laico dello Stato dalle pastoie del nuovo Concordato. Senza neppure saperne cogliere tutte le possibili implicazioni.



SICI: 0391-7428(1998)4<559:CCERDS>2.0.ZU;2-1

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