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Autore
Battistelli, Fabrizio

Titolo
La sicurezza tra prevenzione strutturale e prevenzione situazionale: il caso degli enti locali del Lazio
Periodico
Democrazia & sicurezza (Online)
Anno: 2011 - Volume: 1 - Fascicolo: 2 - Pagina iniziale: 1 - Pagina finale: 18

Nella riconosciuta centralità della prevenzione al fine del conseguimento della sicurezza urbana in atto oggi nel nostro Paese, una parte di primo piano è rivestita dagli enti territoriali e locali. Mentre le Regioni consolidano il proprio ruolo di indirizzo, ai Comuni vengono conferiti crescenti competenze nella regolazione e nella gestione delle problematiche locali (Pajno, 2010). A partire dai bandi emanati dalla Regione Lazio in sostegno dei Comuni, proponiamo in queste note un bilancio sociologico delle politiche di sicurezza urbana realizzate in questo ambito territoriale. Oltre ad annoverare, come tutte le Regioni, Comuni di varie dimensioni, il Lazio comprende anche le articolazioni interne di un grande Comune metropolitano, cioè i Municipi di Roma. Allo scopo di “leggere” efficacemente le scelte dei Comuni laziali e dei Municipi romani, è utile premettere una schematizzazione teorica dedicata alle differenti forme di prevenzione che gli enti locali possono decidere di adottare in tema di sicurezza. In un contesto sociale – che l’Italia odierna condivide con molti altri paesi europei – di diffusa percezione di insicurezza e di allarme indotto da più parti nei confronti delle manifestazioni di devianza (ma anche nei confronti della semplice “diversità” sociale) (Battistelli, 2008), gli Enti territoriali e locali sono chiamati a intervenire in prima persona. In adempimento alle previsioni costituzionali e legislative vigenti, essi lasciano ai poteri centrali il mantenimento dell’ordine pubblico e il contrasto dell’illegalità (cui pure forniscono un contributo mediante la funzione deterrente delle polizie locali), dedicandosi principalmente alla prevenzione. Ci focalizzeremo quindi su tale funzione, operando al suo interno alcune distinzioni. La prima di queste concerne la natura strutturale ovvero situazionale della prevenzione. Per quanto ci riguarda preferiamo parlare di prevenzione “strutturale” riferendoci agli aspetti genetici e costitutivi, e in quanto tali ricorrenti e prolungati nel tempo, del binomio sicurezza/insicurezza. A nostro avviso, la definizione di prevenzione strutturale presenta un vantaggio, rispetto a quella, più frequente, che utilizza tout court l’attributo “sociale”. Naturalmente la dimensione sociale (o, meglio, socio-istituzionale) della sicurezza locale è decisiva in quanto riguarda la società e i suoi attori, colti nelle interazioni cui questi ultimi danno vita nella produzione di sicurezza o, all’opposto, di insicurezza. Pur con queste caratteristiche, quella sociale non è l’unica dimensione strutturale della sicurezza locale. Un’altra, altrettanto importante, dimensione strutturale è infatti quella spaziale, relativa cioè agli aspetti permanenti di quello che urbanisti e architetti definiscono lo “spazio costruito” (Amendola, 2009). La seconda distinzione che utilizziamo, dunque, è quella tra la dimensione socio-istituzionale e la dimensione spaziale. Circa cinquant’anni fa negli Stati Uniti sociologi da un lato e dall’altro architetti e urbanisti disputavano accanitamente su quale modalità di prevenzione – quella teorizzata dalla sociologia e praticata dai servizi sociali, oppure quella teorizzata e praticata dalla progettazione urbanistica e architettonica – fosse la più importante e la più legittima. Fortunatamente oggi, anche sviluppando le intuizioni di una lungimirante antropologa di allora come Jane Jacobs (1961), questa disputa appare sostanzialmente superata nella consapevolezza che entrambe le prospettive, tanto quella che investe il sociale quanto quella che investe lo spazio, sono ugualmente decisive per dare vita a una città sicura.



SICI: 2239-804X(2011)1:2<1:LSTPSE>2.0.ZU;2-7
Testo completo: http://www.democraziaesicurezza.it/Saggi/La-sicurezza-tra-prevenzione-strutturale-e-prevenzione-situazionale-il-caso-degli-enti-locali-del-Lazio

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