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Autore
Borusso, Paolo

Titolo
Il fattore confessionale nel processo d'indipendenza dell'Uganda (1958-1969)
Periodico
Studi storici
Anno: 2017 - Fascicolo: 2 - Pagina iniziale: 463 - Pagina finale: 484

Il saggio ricostruisce il ruolo del Democratic Party ed il suo impegno per uno sbocco democratico del processo d'indipendenza dell'Uganda. In un quadro di storica rivalità confessionale, in particolare tra cattolici e protestanti, s'innesta una lotta politica intrecciata all'appartenenza etnica. Tra indipendenza e post-indipendenza, il missionario comboniano p. Tarcisio Agostoni promuove una prospettiva «aconfessionale» con la formazione di una classe politica cattolica e di un partito ispirato al modello della Democrazia Cristiana in Italia, che rispondesse alle esigenze di una lotta politica in un sistema multipartitico. Dopo i primi successi ottenuti alla vigilia dell'indipendenza, il DP ed il suo leader, Benedicto Kiwanuka, si scontrano con il crescente peso acquisito dall' "Uganda People's Congress" di Milton Obote, radicato tra i gruppi etnici periferici, e poi dal "Kabaka Yekka", coalizione a base protestante, nella quale confluiscono anche molti musulmani. Le campagne denigratorie e il clima intimidatorio creato dai partiti anti-cattolici finiscono per travolgere il DP nelle elezioni del '62, incrinando la prospettiva aconfessionale e innescando un processo di involuzione autoritaria, sotto la guida di Obote, che conduce all'arresto e all'uccisione di Kiwanuka e all'ascesa del generale Idi Amin. Con la fine del Democratic Party viene a mancare l'unico elemento di mediazione in grado di contenere la radicalizzazione dello scontro, precludendo la possibilità di uno sbocco democratico al processo d'indipendenza.



SICI: 0039-3037(2017)2<463:IFCNPD>2.0.ZU;2-R
Testo completo: https://www.rivisteweb.it/download/article/10.7375/87520
Testo completo alternativo: https://www.rivisteweb.it/doi/10.7375/87520

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