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Autore
Frosini, Fabio

Titolo
Rivoluzione passiva e laboratorio politico: appunti sull'analisi del fascismo nei Quaderni del carcere
Periodico
Studi storici
Anno: 2017 - Fascicolo: 2 - Pagina iniziale: 297 - Pagina finale: 328

L'articolo intende esplorare la stretta relazione tra l'ipotesi che il fascismo sia la «rivoluzione passiva» del XX secolo, e il fatto che esso può essere considerato come una sorta di laboratorio politico. L'ipotesi che il fascismo sia la «rivoluzione passiva » del XX secolo è enunciata da Gramsci come il risultato della critica all'approccio di Benedetto Croce alla storia d'Italia, critica che sfocia nella definizione della crociana «religione della libertà» come un tentativo di stabilizzare il fascismo, cioè di ristabilire l'egemonia borghese sulle masse popolari. D'altra parte, in quanto è uno Stato «totalitario» e una passi politica «totalitaria», il fascismo non può essere considerato come una mera reazione al processo di auto-organizzazione delle masse popolari, che si svolge nei primi decenni del XX secolo e soprattutto dopo la Grande Guerra. In quanto il suo principale obiettivo è di assorbire e canalizzare la spinta delle masse, non di respingerlo, il fascismo è piuttosto un «laboratorio politico» nel quale, per la prima volta nella storia dello Stato nazionale italiano, le masse popolari possono fare il loro «apprendissaggio» della politica. La conclusione che Gramsci trae da questa analisi del fascismo e del discorso crociano sulla «libertà » è che nell'Italia contemporanea è possibile articolare una strategia politica la quale, rifacendosi agli altri valori giacobini della «eguaglianza» e della «fraternità», dia vita a un movimento per la democrazia popolare sotto la parola d'ordine della «costituente».



SICI: 0039-3037(2017)2<297:RPELPA>2.0.ZU;2-R
Testo completo: https://www.rivisteweb.it/download/article/10.7375/87514
Testo completo alternativo: https://www.rivisteweb.it/doi/10.7375/87514

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