Biblioteca Mario Rostoni - LIUC

Catalogo delle tesi di laurea

Facoltà: Economia Aziendale e Management - Classe LM-77
Collocazione: 18838

Autore: Cortese Andrea
Data: 21/12/2020

Titolo: Società e fondi di ristrutturazione UTP Corporate - Modelli di gestione e sistemi di incentivazione

Relatore: Gervasoni Anna
Correlatore: Sartori Massimiliano

Autorizzazione per la consultazione: NO
Le tesi si possono consultare unicamente in sede

Abstract

Il presente lavoro si propone di analizzare il problema della ristrutturazione dei crediti UTP Corporate bancari. Dietro tali esposizioni, infatti, si celano spesso imprese che, pur attraversando periodi di crisi economico-finanziaria, non sono decotte ma, al contrario, suscettibili di essere riportate in bonis, laddove oggetto di interventi di turnaround mirati, con ricadute positive per l'intero sistema. In questo senso, posto che si sono sviluppati una serie di operatori attivi nella ristrutturazione single-name di tali crediti, si è cercato di comprendere anzitutto quali siano i modelli che ad oggi stanno ottenendo maggior successo sul mercato; quindi, come si possa, a livello statale, incentivare lo sviluppo di tali strutture (coerentemente a quanto asserito all'interno del documento governativo «Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022”», prodotto a giugno 2020 dalla c.d. task-force Colao). Nella parte iniziale, viene introdotto il tema del credito deteriorato, spiegando cosa sia da intendersi per NPE e le varie accezioni che queste possono assumere; vengono illustrate le cause e la dimensione del problema, così come i rischi legati ad un accumulo di credito non-performing nei bilanci bancari. Focalizzandosi sul segmento UTP Corporate, si descrive quindi la peculiarità di tale categoria e i principali deal che ad oggi hanno riguardo il settore. Si utilizzeranno, in questa sezione, alcuni report periodicamente pubblicati dalla multinazionale di consulenza PwC e, in misura minore, da Banca Ifis. Nel secondo capitolo viene esposta l'evoluzione della normativa comunitaria e nazionale che ha portato, in virtù delle mutate esigenze degli operatori bancari, sospinti a liberarsi degli NPE in bilancio, alla nascita del mercato oggetto di studio. Nella terza parte – quella di indagine vera e propria – viene presa a riferimento la ricerca "Credito non performing e fondi di ristrutturazione nel contesto italiano" pubblicata a luglio 2020 da Alessandro Danovi; una volta fornita una descrizione delle varie categorie di operatori attive sul mercato, ci si è concentrati sull’analisi dei soggetti operanti nella ristrutturazione single-name delle esposizioni UTP Corporate. Utilizzando lo strumento dell’intervista diretta nei confronti di primarie personalità del settore, riconducibili al cluster dei soggetti presi in esame, si è effettuata un’accurata profilazione di ognuno di questi operatori; altresì, si sono pensati degli strumenti attraverso i quali lo Stato possa favorirne il proseguimento e lo sviluppo dell’attività sin oggi svolta. La ricerca mostra che il mercato suggerisce attualmente l’istituzione – da parte di primarie SGR – di fondi all’interno dei quali, da una parte, le banche trasferiscono i propri crediti UTP, divenendo in contropartita quotiste dei fondi stessi; dall’altra, investitori istituzionali apportano nuova finanza, sottoscrivendo – a fronte di rendimenti compatibili con i profili di rischio tipici di un investimento in ambito distressed – le risorse utili a implementare i piani di turnaround necessari al risanamento e al rilancio delle società target. In effetti, l’aggregazione della share of wallet presso un unico soggetto, unita alle competenze tipiche di un operatore specializzato, facilitano la recovery delle esposizioni bancarie, determinando contestualmente il salvataggio di imprese altrimenti destinate ad uno scivolamento verso procedure concorsuali di ogni tipo. Per quanto riguarda i sistemi di incentivazione, la soluzione più idonea sembra la destinazione di risorse statali – per il tramite di istituzioni finanziarie quali CDP – agli operatori attualmente attivi sul mercato ovvero volenterosi di entrarvi, subordinatamente alla condivisione di un piano industriale consolidato. In definitiva, il modello allinea gli interessi degli stakeholder coinvolti e potrebbe ben essere incentivato a livello statale.

 
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