Biblioteca Mario Rostoni - LIUC

Catalogo delle tesi di laurea

Facoltà: Ingegneria Gestionale - classe L-9
Collocazione: 14102

Autore: Castellani Beatrice
Data: 23/07/2015

Titolo: La formazione esperienziale a supporto della trasformazione lean

Relatore: Rossi Tommaso
Correlatore: Carbonaro Claudio

Autorizzazione per la consultazione: NO
Le tesi si possono consultare unicamente in sede

Abstract

Il “Lean Thinking”, nato in Toyota negli anni ’50, è noto al mondo da quando James Womack e Daniel Jones pubblicarono, nel 1990, “The machine that changed the world”. Dalla pubblicazione del libro, che si poneva l’obiettivo di portare fuori dal Giappone i segreti del Toyota Production System, sono passati 25 anni. Eppure nessuna azienda, al di fuori dallo stesso gruppo Toyota, ha ancora trovato un modo di migliorare competitività, livello di servizio, qualità e gestione dei costi in maniera così continua e sistematica. La ragione fondamentale del non ottenimento di risultati comparabili consiste nel fatto che la vera forza di Toyota non risiede nelle tecniche visibili di gestione della produzione, quanto piuttosto in quelle che Mike Rother chiama “routine invisibili di pensiero e azione” che il TPS ha generato negli anni. La “modalità di implementazione” con cui il TPS è stato studiato, ossia il tentativo di trovare una serie di tecniche “preconfezionate” da analizzare ed importare in Europa, ha impedito la comprensione profonda del significato delle stesse e ne ha resa l’applicazione fraintendibile e ambigua. La presente tesi, nata dall’esperienza di tirocinio svolta presso la società di consulenza manageriale italo- giapponese JMAC Europe, intende focalizzarsi sulle leve di azionamento del cambiamento “lean” nel suo significato più profondo. Base delle riflessioni è stata la partecipazione alle fasi di preparazione, miglioramento e svolgimento dei corsi esperienziali proposti dall’azienda come strumento di introduzione al cambiamento. Pertanto, pone particolare attenzione ai temi del dojo (la palestra, il luogo della sperimentazione attiva e quindi della conoscenza), e a quello del kata (abitudine, routine, azione ripetuta al punto da essere diventata naturale) del miglioramento. Obiettivo principale dell’elaborato è quello di mostrare che il “pensiero snello” non è un metodo di riduzione dei costi o aumento della produttività, e in sé e per sé nemmeno di innalzamento delle prestazioni, quanto piuttosto una filosofia aziendale che non può vivere senza il profondo coinvolgimento di tutti i livelli dell’organizzazione, né senza un sostanziale cambiamento culturale e di interpretazione dei ruoli e delle attività.

 
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