LIUC Papers n. 182, dicembre 2005 - Economia e Impresa, 47

L’emergere di nuovi vantaggi competitivi nei paesi dell’Europa Centrale e Orientale

Alessia Amighini, Stefano Chiarlone

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Sommario

I PECO hanno aumentato il peso del commercio estero sul prodotto interno lordo (PIL) e il ruolo degli investimenti diretti esteri (IDE) e taluni sono divenuti interessanti mercati di sbocco. La loro integrazione, tuttavia, è stata accelerata soprattutto da operazioni di outsourcing e offshoring. I dati mostrano, di conseguenza, un'evoluzione della loro struttura industriale verso nuove specializzazioni nelle fasi a monte di talune filiere. Parte della competitività dell’Europa Centrale nei settori tradizionali del Sistema Moda-Persona, per esempio, sta indebolendosi a favore dell’Europa Orientale. Aumentano, invece, i vantaggi comparati in settori più avanzati, prevalentemente nelle parti e intermedi e contestuali ad analoghe specializzazioni nell’importazione di parti e intermedi. Una tale divisione del lavoro suggerisce che i paesi dell’Europa Centrale e Orientale non sono dei concorrenti in senso stretto per l’UE. Piuttosto, sono un’opportunità per garantirsi costi di produzione più bassi. Questo, può far perdere competitività se le imprese italiane non seguono le medesime pratiche delle concorrenti europee. Infine, la concorrenza tocca maggiormente i produttori di parti e componenti e gli assemblatori italiani, soprattutto se in conto terzi e senza marchi propri da valorizzare.

Abstract

Central and Eastern European Countries have increased the weight of international trade on their GDP and the role of Foreign Direct Investment. Some are key final market for EU companies. Their integration, though, has been triggered by outsourcing and offshoring. Data show that their industrial structure is evolving towards new specialisation in the backward phase of the production process. Central European countries’ competitiveness in traditional clothing and fashion sectors is decreasing, while Eastern countries are improving. The comparative advantage in some advanced sectors, instead, are on the rise. This happen, mainly, in the “parts and intermediates” categories both as for import and as for export. Such division of labour suggest that Central and Eastern European countries are complementary to EU competitiveness. They contribute to keep costs under control. This may harm Italian firms’ competitiveness if the don’t follow the same practices as other companies. Finally, the Italian firms engaged in assemblying activities without own brands might be hit by such practices.

 
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