LIUC Papers n. 143, supplemento a febbraio 2004 - Etica, diritto ed economia, 11

Responsabilità sociale come governance allargata d'impresa: un'interpretazione basata sulla teoria del contratto sociale e della reputazione

Lorenzo Sacconi

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Sommario

Questo saggio propone una definizione di responsabilità sociale dell'impresa come modello di corporate governance “estesa” e chiarisce l'idea di approccio volontario alla CSR, inteso come osservanza volontaria a standard di gestione strategica volti alla CSR, sulla base di una teoria economica dell''autoregolazione. In primo luogo si argomenta che i doveri fiduciari verso gli stakeholder sono necessari proprio a causa dell'analisi neo-istituzionalista dell'impresa intesa come sistema di governo unificato delle transazioni basato sull'autorità e il diritto residuale di controllo. Il concetto chiave è qui quello di abuso di autorità nei confronti di stakeholder legati all'impresa da contatti incompleti . In secondo luogo i doveri fiduciari sono ricavati dal modello del contratto sociale dell'impresa tra i suoi stakeholder. Questo consente di dedurre un criterio di gestione strategica e governo non meno capace di fissare il termine di giudizio per la gestione dell'impresa di quanto lo sia la massimizzazione del profitto e al contempo in grado di rispondere alle legittime pretese dei diversi stakeholder dell'impresa. Ciò è permesso da un'applicazione della teoria dei giochi di contrattazione al contatto sciale dell'impresa, che permette di usare la soluzione di Nash-Harsanyi come criterio normativo per la gestione strategica e il governo dell'impresa e consente di rispondere con una soluzione calcolabile alla critica circa la mancanza di un criterio univoco, sollevata da Jensen (2001) contro l'idea di stakeholder value. Terzo, si distingue tra due modelli di autoregolazione (quello discrezionale e quello dell'adesione volontaria a norme esplicite) e si argomenta che mentre l'incompletezza contrattuale e la conoscenza imperfetta escludono il ricorso agli effetti di reputazione nel caso della autoregolazione discrezionale, al contrario uno standard esplicito di gestione strategica volta alla CSR, basato su principi generali espliciti di etica degli affari e su protocolli precauzionali e regole di condotta preventive -tutti pubblicamente condivisi tra stakeholder e impresa sulla base del dialogo sociale - consentono di riattivare il meccanismo reputazione inducendo incentivi endogeni alla loro osservanza. A questo punto si offre una spiegazione della logica che presiede a uno standard di CSR per la gestione strategica (basata sulle logiche fuzzy e dei default) grazie alla quale esso opera come un gap filling cognitivo rispetto agli impegni dell'impresa e alle aspettative degli stakeholder in presenza di informazione incompleta. Inoltre la recente teoria delle preferenze conformiste e non puramente autointeressate aggiunge ulteriore forza motivazionale al risultato base circa l'auto-imposizione di uno standard di CSR. Il saggio si conclude con il progetto di un istituzione multi-stakeholder a prova di collusione , intesa come corpo intermedio della società, in grado di rispondere alla domanda di credibilità e di verifica esterna, da parte di soggetti indipendenti di terza parte, circa l'osservanza degli standard di CSR .

Abstract

This paper first sets a definition of corporate social responsibility (CSR) as an extended model of corporate governance and then accounts for a voluntary approach to CSR, meant as voluntary compliance with CSR strategic management standards, in terms of an economic theory of self-regulation. The paper argues that extended fiduciary duties toward all the firm's stakeholders are needed because of the same neo-institutional analysis of the firm that justifies it as a unified system of governance of economic transactions based on authority relations and residual rights of control. The key concept here is that of abuse of firm's authority vis-à-vis the stakeholders who hold incomplete contracts with the firm. Extended fiduciary duties are singled out from the model of a Social Contract amongst the firm's stakeholders. This provide for a clear cut and calculable criterion of strategic management no less able to set a bottom-line to the firm management than the profit maximisation principle, while being able of answering legitimate claims of fair treatment from all the firm's stakeholders. Such a task is accomplished by an application of the theory of bargaining games to the Social Contract of the firm, which employs the Nash-Harsanyi bargaining solution as a normative criterion for strategic management and corporate governance, providing an answer to the deficit of uniqueness problem raised by Michael Jensen (2001) against the notion of stakeholders value. Then, the paper distinguishes two models of self regulation (the discretionary one, and the explicit-norms-cum-self-enforcement one) and argues that while incomplete contracts and imperfect knowledge debar form resorting to reputation effects in order to support discretional self-regulation, on the contrary an explicit standard for CSR strategic management, based on general and abstract business ethics principles and precautionary protocols and rules of behaviour - both publicly shared by stakeholders and firms through social dialog - make possible to put again at work the reputation mechanism inducing endogenous incentives of compliance with a voluntary standard. The paper here suggests how (by both fuzzy logic and default reasoning ) a CSR Strategic Management Standard may work as a cognitive gap filling tool with respect to the firm's commitments and the stakeholders' expectations in presence of incomplete information. Moreover recent developments in the theory of conformist non-purely-self-interested preferences add motivational force to the basic result about self-enforcement of a CSR management standard. The paper concludes with a collusion-proof design of intermediate social bodies (civil society institutions) that may answer the demand for assurance and external verifiability of CSR standards compliance by independent third-parties.

 
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